Il sonno, direi un non
"sonno", un letto, rumori fuori, gli altri erano nella mia testa. I
miei pensieri. La luce che proveniva dalla finestra parlava di buongiorno,
caffè e marmellata....
Nelle orecchie le sei e
ventisei di Cesare, quello di “Vespa 50”. I miei occhi: uno aperto, uno semi
aprendosi a un nuovo giorno per guardare da nuove prospettive; tutto nell’aria
era un invito a muovermi, a cogliere la meraviglia di quel “disegno” che
sembrava creato apposta per me. Così andai alla finestra: la mia città era
splendida, e intorno a me avvertivo un graduale risveglio di profumi e di
sapori.
Quanta bellezza nelle alchimie
della mia Terra…
Pensai che in fondo viviamo
per “fermare” i nostri momenti, che l’arte è nata per renderli indelebili; il
pittore li immortala nei lineamenti di un disegno, lo scultore nelle pieghe di
una figura, il poeta tra le righe dei suoi versi. Mi chiesi allora cosa potessi
fare io per fermare il tempo, quando l’istinto mi fece prendere in mano una
penna…
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