domenica 29 maggio 2016

...Quello che le foto non dicono...





....La fotografia è come una stanza buia: è solo con l'immaginazione che puoi collocare gli oggetti nello spazio, ed è solo con il pensiero, che in essa puoi cullare un sentimento.  Stefania Sammarro, è lei l'autrice di Oblivion, non solo pagine da leggere e fotografie da entrarci dentro ma, un riflesso in uno specchio. Ogni donna si rivedrá nelle sfumature di questi viaggi, i cosiddetti fotogrammi. Una donna è si un corpo ma è anche una farfalla, è un sogno d'incanto, un viso di pietra scolpito, un'alice nel paese delle meraviglie, un altrove, un viaggio da sola e un quadro mai dipinto. Una donna è un sorriso, è un essere fragile è quel riscatto dopo la tempesta. Più lo sfoglio più in queste foto di Ania mi ci butto dentro e ci immagino un mondo tutto mio, Manuela che vive con passione ogni angolo dell'immagine. Narrare il tempo in modo diverso, sublime direi e ogni volta è un ricominciare da capo, è un rivivere la lettura e la visione in modo sempre diverso. Tutto diventa poesia, un continuo richiamo all'anima, a tutti quelli che vivono le loro emozioni di pancia e di petto. Cosa c'è di più bello dell'anima impetuosa di una donna??
Oblivion, Falco editore.
#ViaggioAllaFineDiMe


martedì 17 maggio 2016

...Non smetto mai di alzare gli occhi al cielo...





Maggio 2016.....Riflessioni nelle parole..

....La mattina di capodanno Massimo viene svegliato da un grande trambusto: il padre è fuori di sé agghiacciato dal dolore, due uomini lo tengono per le braccia e lo portano via; il bambino viene trasferito nella casa dei vicini: la mamma è uscita per delle commissioni, tornerà. Poi un’altra versione: la mamma è salita in cielo e non tornerà mai più, ma lo proteggerà dall’alto come un angelo. L’esistenza felice di Massimo si frantuma: comincia il tormento che lo consumerà anche in età adulta,il buio inizia a squarciare la sua anima.... cerca di riappropriarsi col ricordo della memoria felice, ma dentro cresce la rabbia, la bestia che cova rancore: la mamma con i suoi profumati capelli ha tradito il patto di amore eterno. Da allora non può vedere le bare dei morti e non riesce a costruire rapporti sani di vita, perché gli mancano le radici, l’unico forte aggancio alla vita, al suo DNA.
....Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere più amati”: frase terribilmente vera, come tutto il racconto autobiografico di Gramellini in Fai bei sogni, che infatti si racconta in prima persona. Nasce il senso di colpa: la mamma è andata via perché lui non ha saputo trattenerla.
Non ha mamme di riserva. Non gli resta che il papà, maschio poco sensibile, vissuto nel mito di uomini forti: nonna Emma e Napoleone. Dipendente di un ufficio statale, è duro, incapace di accarezzare, uomo pratico, per il quale la dimensione affettiva è un optional. L’unico canale di comunicazione è il Toro, poi la morte del calciatore Meroni lo mette di fronte alla realtà: la morte esiste. Da quando poi la mamma ha raggiunto Gigi Meroni e il Grande Torino, Massimo non si sente più sicuro di nulla. Poi la fine delle elementari è tragica: anche la maestra lo ha abbandonato e Belfagor, il fantasma del Louvre, lo divora sempre più, e lo accompagna per tutta la vita fino alla scoperta inattesa della verità per conto di Madrina. Ciò gli restituirà la vera dimensione del padre e riuscirà a perdonare: dal perdono la nascita della linfa vitale.
Sono pagine dai mille colori che si inseguono l' uno con l'altro; Fai bei sogni è un grande immersione nell’animo umana, senza nessuna accademica velleità psicoanalitica, scende nell’animo di un bambino che deve affrontare il dolore più grande: la morte della madre. E la disamina scorre fluida e naturale per tutto il romanzo, facendo intravedere, pur nel buio profondo dell’angoscia popolata da Belfagor, il fantasma della sua mente dolorante, la luce della rinascita, l’uscita dalla caverna, che resta sempre presente come “una maglia nella rete che stringe” Massimo Gramellini, che non si dà per vinto, ma cerca ancoraggi di ogni sorta per sopravvivere al dolore che lo accompagna fino all’età adulta, al disvelamento della verità nascosta. Gli adulti pensano di proteggere i bambini mentendo, invece non fanno altro che alimentare il fantasma della disperazione che s’incunea mortale proprio lì dove non si capisce. Capire che ad un certo punto dal baratro più profondo ecco la risalita: l’età più adulta fa comprendere che qualche menzogna è naturale e forse la verità viene a sanare le ferite a momento opportuno restituendo uno spazio di vita e libertà all’animo infranto dal dolore, ricollocando gli eventi e le persone nella giusta luce e posizione. Finalmente quel bambino potrà vedere volare in alto il palloncino che tiene per mano nella copertina, tassellando il mosaico della sua esistenza ricongiungendo il dolore antico con la consapevolezza di un adulto, grazie anche a una figura femminile che lo supporta in questo doloroso processo rieducazione emotiva. Siamo a Torino,  questo aiuta la mia personale lettura,immagino il racconto quasi tangibile e di un'emozione devastante. Alcuni dolori lasceranno per sempre un vuoto incolmabile ma il tempo ti aiuta a stabilire una convivenza diciamo pacifica; a volte li senti sussurrare, a volte dirompono nel petto e fanno male, altre volte e grazie ad essi se nella vita si superano certe barriere perchè nulla sará mai paragonabile al loro peso. C' è un legame invisibile che non si può spezzare,esiste e basta ma tu: non dimenticare di alzare gli occhi al cielo e puntare i piedi ben saldi a terra.
#SeLeggoImmagginoSeScrivoFermoIlTempoInUnaPagina
#LibroDelGiorno















giovedì 5 maggio 2016

...stessi viaggi con nuovi occhi....



...Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi scrisse il grande Proust....Qualunque viaggio apre alla scoperta di nuovi mondi che ci arricchiscono mettendoci in discussione. Il risultato di tutto questo è l’avere un nuovo punto di vista sulle cose, è l’avere nuovi occhi, perché è con essi che facciamo più viaggi di quanto crediamo. Non sono sempre mete reali perchè possiamo viaggiare in treno, con la fantasia, con un racconto o un sogno, leggendo un libro, ad ogni modo, qualunque viaggio apre alla scoperta di nuovi mondi che ci arricchiscono mettendoci in discussione. Il risultato di tutto questo è l’avere un nuovo punto di vista sulle cose, è l’avere nuovi occhi.
Viaggiare ci permette di frugarci dentro e di comprendere noi stessi e gli altri. Vi è mai capitati di osservarvi da fuori?....Io lo faccio spesso e di me noto molti dettagli, come le chiamo io le sfumature...viaggio troppo spesso ma mi piace.
Chi ama viaggiare è in genere uno spirito libero, aperto a nuove esperienze materiali, umani e spirituali. Nel corso di questi viaggi, impariamo che giudicare è un’arte un po’ da miopi. Impariamo a riconoscere le diversità, apprezzandole in maniera che siano per noi una risorsa, fonte di ricchezza e di stimoli per la crescita, alla base di ogni vero viaggio c’è senz’altro la conoscenza ma un modo nuovo di guardare il mondo. Che ci sembra di colpo più grande, più maestoso, più ricco di opportunità.
...Non è importante dove andremo. Quale che sia la meta, ciò che conta davvero è aprirsi al mondo con nuovi occhi. E’ da nuovi sguardi che nascerà la consapevolezza di un nuovo mondo, migliore di quello precedente. E’ questo il vero viaggio che tutti noi siamo chiamati a fare.
Per tutto il resto #CalabriaILoveYou